ATTREZZI DEL MINATORE
La solfara o zolfara, (in dialetto siciliano pirrera) è un giacimento di rocce sedimentarie calcareo-argillose ricche di zolfo, da non confondere con la solfatara che è un apparato vulcanico che emette vapore e gas solfureo.
Ad Agira già dal 1860/70 erano attivi i giacimenti di:
Cannamela, Garruba, Pozzo (gruppo zolfare), Salicio, San Paolo, Sant'Agostino e Panche (gruppo Zolfare nelle vicinanze di Assoro, attivo già dal 1839). Oggi tutti questi siti, anche se ancora ricchi di zolfo, sono stati abbondonati perchè non più convenienti da un punto di vista economico. Il lavoro del minatore era molto pericoloso per la mancanza di una vera e propria misura di sicurezza a tutela del zolfataio. Numerose, infatti, furono i casi di morte per crolli, per malattie derivate dell’aria malsana cui erano sottoposti a respirare o per asfissia da anitride solforosa a seguito di soventi incendi.
Di questo se ne rese conto anche Booker T Washington che nel 1912 nei sui studi e osservazioni sull'Europa scrisse nel The Man Farthest Down: «I am no
t prepared just now to say to what extent I believe in a physical hell in the next world, but a sulphur mine in Sicily is about the nearest thing to hell that I expect to see in this life. » - «Io non posso adesso sapere fino a che punto esista un inferno fisico nell'altro mondo, ma una miniera di zolfo in Sicilia è la cosa più vicina al diavolo che mi aspetto di vedere in questa vita.» Ma anche
Giuseppe Giusti Sinopoli (Agira, 24 febbraio 1866 – Roma, 10 luglio 1923), maestro elementare, drammaturgo e commediografo, scrisse
La Zolfara (1888), un'opera drammaturgica in cui denuncia la vita dura che allora si conduceva nelle miniere di zolfo agirine.